Centro Diurno Outdoor

Riferimenti scientifici e teorico-clinici dell’intervento outdoor

Secondo il filosofo Zygmunt Bauman viviamo l’epoca della Globalizzazione: l’industria della paura, lo smantellamento delle sicurezze e dei “legami liquidi” sempre più frenetici ci costringono ad adeguarci alle attitudini del gruppo per non sentirci esclusi. In quest’ottica generale la logica consumista, secondo il filosofo, genera “rifiuti umani”, ovvero coloro che, per diverse ragioni, non sono in grado di adeguarsi alla logica frenetica della produzione. Quello che vogliamo fare, è centrare il nostro intervento sull’essere umano e sulla qualità del tempo della sua vita, piuttosto che sulla quantità o sulla produttività di questo tempo. Quello che offriamo e` una best practice replicabile, riproducibile e con grandi possibilità di adattamento che si inserisca come un’alternativa valida e capace di risolvere i vari problemi relativi all’istituzionalizzazione degli individui disabili.

Il Centro Diurno Outdoor e` un luogo che mira ad accogliere tutti gli individui portatori di disabilità, per i quali gli spazi chiusi risultano fonte di nervosismo e aggressività. La nostra scelta è quella di privilegiare gli spazi, fisici e mentali, per permettere a tutti di avvicinarsi nuovamente alla terra in un modo più sano. In questa ottica, il ritorno alla natura e` vissuto come una nuova prospettiva in sintonia con le linee guida nazionali emanate dal Ministero della Salute a proposito degli interventi assistiti con gli animali (educazione assistita con gli animali e attività assistita con gli animali) in vigore già dal 2016.

Sulla base delle sue ricerche, Eeva Karjalainen dell’Istituto finlandese di ricerche forestali di Metla, ha proposto l’aumento delle aree verdi nelle grandi metropoli perché gli ambienti cittadini sarebbero anche la causa di tempi di ripresa da una malattia ritardati: “pressione, ritmo cardiaco, tensione muscolare e livelli ormonali turbati dallo dello stress si normalizzano più rapidamente” all’aria aperta. È questo automatismo interno che produce la riduzione dello stress e della aggressività ed è grazie a ciò che le persone si sentono meglio. Non solo: stare tra gli alberi ridurrebbe la rabbia e persino i sintomi di ADHD (iperattività e deficit di attenzione) si riducono quando si passeggia in mezzo alla natura. Camminare in mezzo al verde e alla natura, aiuterebbe davvero allora a vivere meglio non solo emotivamente parlando: non solo quindi ricaricare se stessi e la propria fonte di buonumore, ma anche incrementare il sistema immunitario.

La “vita sull’aia della cascina”, rappresentazione simbolica tradizionale di una diversa socialità, di una comunità più unita, diventa nel Centro Diurno Outdoor un luogo che facilita le relazioni positive e di sostegno Con l’Outdoor Education (OE) si definisce a livello internazionale un orientamento pedagogico che intende favorire le esperienze in presa diretta con l’ambiente: dal bisogno naturale di esplorare e mettersi alla prova, ai progetti di educazione ambientale. I temi del rischio, della salute, del movimento richiedono un profondo ripensamento degli spazi di vita urbani, e della professionalità educativa. II primo convegno nazionale sull’OE, che si è tenuto a Bologna nel

2013, ha dato lo spunto per riflettere sui temi del rischio e della responsabilità in educazione, della salute e del bisogno di movimento che ha l’outdoor come ambiente di riferimento, dialogando con le

esperienze educative e con la ricerca psicopedagogica.

Per quanto riguarda il mondo della disabilità dunque, la dimensione outdoor si configura come una

nuova possibilità esistenziale. Quella di gestire la propria vita diventandone protagonisti. Quella addirittura di aiutare, piuttosto che essere aiutati come sempre accade. Non bisogna trascurare la dimensione emotiva della “disponibilità ad apprendere”, di cui ci parla il Prof. Blandino nell’omonimo libro e che sottolinea l’attenzione della dimensione umana nel setting didattico.

Howard Gardner assieme ai suoi colleghi di Harvard ha studiato in che modo la sua teoria delle “intelligenze multiple” possa portare una ventata di novità nell’impostazione didattica, nell’apprendimento e nel rendimento con la finalità di sperimentare forme di insegnamento e di valutazione differenti ed innovative: secondo le sue ricerche ciascuno di noi ha almeno otto intelligenze (linguistica, logico-matematica, intelligenza musicale, spaziale, cinestesica, naturalistica, interpersonale e intra-personale) tutte ugualmente importanti e valorizzabili. Quelle persone che, per la loro disabilità intellettiva hanno vissuto una “carriera didattica” frustrante e sono destinate a passare il loro tempo nei centri diurni “tradizionali”, potrebbero avere invece modo di sviluppare il loro diverso tipo di intelligenza in un contesto outdoor, di conquistare una forma di autonomia, di riconoscimento sociale e di condurre una vita normale. Si tratta di offrirgli un’occasione per valorizzare le capacità personali e non le incapacità.

Il progetto del Centro Diurno Outdoor

background e obiettivi generali

Il progetto di Centro diurno outdoor trae origine proprio dalla ricchezza di esperienze e di riflessione accumulata negli ultimi 16 anni dall’Associazione Ciampacavallo.

L’obiettivo principale che si prefigge il Centro Diurno Outdoor è il sostegno del percorso di crescita di soggetti disabili cercando di salvaguardare, valorizzare e recuperare, laddove è possibile, l’importanza del saper fare nella prospettiva di un mondo di pari opportunità in cui il long-life learning sia un diritto di tutti. Saranno i soggetti disabili, responsabili della gestione del Centro, a offrire un servizio ad i loro compagni-cavalieri normodotati, a prezzi popolari, basato sulla ricchezza dello scambio e del reciproco aiuto. L’esperienza degli anni precedenti ha sottolineato la necessità di offrire una risposta, anche se parziale, ai numerosi bisogni di quei ragazzi “difficili” – cioè in difficoltà – ponendoli nella condizione di agire, di realizzare qualcosa e conseguentemente di realizzarsi. Laddove è necessario un intervento specifico e supplementare rispetto a quello normalmente offerto dalle agenzie educative (famiglia, scuola, oratorio, etc.) si offriranno interventi multipli, differenziati e integrati, nell’ambito dell’abilitazione/riabilitazione delle funzioni relazionali sociali, motorio-sportive, comunicativo-linguistiche, cognitive.

Chi Siamo

L’Associazione Sportiva Dilettantistica “Ciampacavallo Onlus” è nata nel 1999 a Roma; da allora gestisce un servizio di interventi assistiti con i cavalli per persone con disabilità e non, con finalità riabilitative e socio-educative.

Il gruppo di lavoro che svolge le attività in sinergia con gli individui portatori di disabilità è composto da diverse figure professionali quali: psicologi, educatori professionali, periti agrari, operatori sociali e istruttori di equitazione. Il gruppo di lavoro si avvale, per le supervisioni, di collaborazioni esterne con due medici (psicoanalista e ortopedico) e un fisioterapista.

L’Associazione Sportiva Dilettantistica di Promozione Sociale “Ciampacavallo” Onlus (affiliata CSEN e ASI) interviene nel mondo della disabilità, proponendo un percorso di rieducazione attraverso il rapporto con il cavallo, animale che è stato classificato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Centro di collaborazione OMS/FAO tra quelli idonei a essere impiegato nelle attività di Animal-Assisted Therapy (AAT).

Definiamo come “Pet Therapy” un’esperienza che offre l’opportunità a “tutti” di stare in una situazione ludica e ricreativa che comunque contribuisce a:

  • stimolare la relazione

  • stimolare l’attenzione

  • stabilire un contatto visivo e tattile

  • effettuare un’interazione comunicativa ed emozionale

  • favorire il rilassamento

  • controllare ansia ed eccitazione

  • esercitare la manualità, anche per chi ha limitate capacità di movimento

  • aiutare la mobilitazione degli arti superiori, ad esempio accarezzando l’animale

  • aiutare la mobilitazione di quelli inferiori, attraverso la deambulazione con conduzione dell’animale, sia da terra che sopra il cavallo.

I tecnici di equitazione che conducono il gruppo nelle attività usano il cavallo come “co-terapeuta”, in quanto soggetto attivo che favorisce tra esso e i ragazzi uno scambio reciproco di emozioni e di stimoli attraverso il canale preferenziale del linguaggio corporeo. Il linguaggio verbale del conduttore dell’esperienza viene mediato e mitigato dalla comunicazione non verbale e corporea del cavallo che stabilisce con i ragazzi un rapporto diretto ed emozionale e favorisce risposte che in genere la comunicazione verbale inibisce.